Arte

Le fotografie della serie Rughe introducono una forma di opera innovativa, che possiamo definire “aperta”. I volti ritratti in primissimo piano, di cui vengono forzatamente marcati i segni e le rughe, non sono opere che terminano con lo sviluppo della foto: lo stesso soggetto ritratto viene infatti invitato a scrivere sulle rughe del suo volto pensieri, sensazioni, emozioni. Le rughe diventano righe di un foglio su cui poter annotare ciò che si ha dentro. L’opera fotografica diventa una sorta di tavola proiettiva, che stimola un presa di coscienza sui propri sentimenti. Le opere di Rughe sono un interessante e raro caso di “opera condivisa” tra autore e soggetto: un’opera potenzialmente in continua evoluzione, che finisce solo quando il soggetto lo decide. I volti sono tutti ritratti con gli occhi chiusi, evocando quel senso di morte che accompagna molte delle opere del fotografo, segnato profondamente dai lutti che hanno sconvolto la sua vita.