Matrimoni

“L’incontro di Roberto Grillo con la fotografia avviene quasi per caso, negli anni ‘80 quando acquista la prima macchinetta e inizia a fotografare, per passione.Intraprende le prime collaborazioni, prima in ambito sportivo, poi con i giornali, come il “Messaggero”, “il Centro” e la rivista americana “ITALT/ITALY”, fino alla prima pagina del “New York Times”; per poi proseguire con enti teatrali, come la “Società di Concerti B.Barattelli” e il “Teatro Stabile d’Abruzzo”. Racconta storie con stile documentario, da reporter e ben presto, nel 1985, la sua passione si tramuta in professione. Racconta la verità, scegliendo quei dettagli e particolari che danno più valore alla storia, che ne esprimono l’essenza. Anche la fotografia di matrimonio nasce, nel 1984, un po’ per caso e diventa una vera e propria forma d’arte, unica nel suo genere. E’, infatti, l’unico fotografo italiano artista e matrimonialista, come testimonia la sua presenza in numerosi cataloghi d’arte come il “Catalogo dell’Arte Moderna. Gli Artisti Italiani dal primo ‘900 ad oggi” dritto da Giorgio Mondadori e “L’Atlante degli Artisti Italiani” edito dalla De Agostini. Roberto Grillo è rappresentato da diverse gallerie d’arte, ha realizzato oltre 40 mostre in Italia e all’estero, come la Triennale di Roma, la Biennale di Genova, il Vittoriano a Roma e pubblicato oltre 20 libri fotografici. Inevitabilmente si contamina con il suo stile, con il suo reportage, Grillo sarà tra i primo fotografi matrimonialisti in Italia ad usare lo stile del reportage puro ed ancora oggi resta uno dei rari e veri reporter di matrimonio.Ma cosa vuol dire fotografia di reportage e soprattutto, si può parlare di un vero e proprio genere?
Significa semplicemente raccontare la verità: la diretta di quel giorno, senza filtri, senza pose, senza post-produzione. Una fotografia semplice e vera, capace di narrare in un istante la storia di quel preciso attimo. Una fotografia in cui ogni momento diventa quel momento, che una volta fermato rimane lì per sempre. La tecnica della fotografia di reportage per matrimoni è uno stile che trasmette il significato originario della fotografia, intesa come quella pratica che può raggiungere l’eternità attraverso il momento, e quale migliore definizione per la fotografia di matrimonio, giorno in cui ci si promette per l’eternità? Allo stesso modo, tuttavia, Roberto, lavora su quello che potrebbe definirsi un tempo sospeso “su quel prima o dopo, quegli attimi che anticipano o seguono il momento perfetto” e tutto questo proprio per cogliere la verità, o se si preferisce la bellezza della spontaneità, perché a volte le “cose più belle non sono perfette”. Ciò che lascia la sua fotografia è il “valore del ricordo”: sfogliando quell’album, si ripenserà a quel giorno così come è stato. Nessuno spettacolo o scena costruita. Ma la realtà di una giornata in cui due vite, e tutto ciò che le ha portate ad essere ciò che sono, si uniscono e diventano una. In quel giorno ogni cosa diventa importante, da qui una particolare attenzione ai dettagli: il menù del ristorante, ripreso secondo una precisa prospettiva o attraverso un bicchiere, perché anche nella scelta del menù c’è stato sentimento e pensiero; o ancor più nella foto delle partecipazioni o del tableaux per gli invitati. Tutto è arte, ma tutto è naturale. C’è contaminazione con diverse tecniche artistiche: non solo la fotografia di reportage, ma anche alcuni accenni alla fotografia miope. Una sfocatura che lascia libero sfogo all’immaginazione. Non è definita o precisa, ma gioca sulle sensazioni; che ancora una volta fa apparire l’immagine nel suo non essere perfetta e dà ancor più l’idea di quel tempo sospeso.Infine, l’uso del bianco e nero, generalmente associato e ricondotto alla fotografia di reportage, oggi è divenuto quasi un filtro. Nelle fotografie di matrimonio di Roberto viene utilizzato in maniera autentica. Si tratta di “pre-visualizzazione”, mentre oggi il tema ricorrente è la post-visualizzazione. Cosa significa “pre-visualizzazione”? Visualizzare l’immagine vuol dire immaginarla come una proiezione continua, ancor prima dell’esposizione. E’ un vero e proprio atteggiamento nei confronti della fotografia. Non è solo mettersi in relazione con il soggetto fotografato, ma prendere coscienza di esso e delle sue potenzialità espressive. Pre-visualizzare, permette quindi di avere coscienza in anticipo delle diverse soluzioni con cui un soggetto può essere reso e per questo di entrare direttamente in sintonia con esso, utilizzando così in ogni fase i mezzi più adeguati alla resa. Questo concetto, applicato alla fotografia da matrimonio, fa sì che il bianco e nero non sia un mero filtro, ma esprima anzi una coerenza di ricerca artistica e soprattutto una vera empatia con i soggetti scelti: gli sposi.
Una fotografia vera nella sua imperfezione, che mantiene vivo il valore del ricordo.”